"Turoldo"IL MONACO OGGI DAVID MARIA TUROLDO THOMAS MERTON ENZO BIANCHI Una davvero strana categoria di persone, i monaci, gente ai margini, perch� nel mondo moderno il monaco non ha pi� un suo posto preciso nella societ�. � una persona marginale che liberamente si ritira ai margini della societ�, con il proposito di approfondire un�esperienza umana fondamentale. Io vi parlo, come uno di questa strana gente, quale rappresentante di tutte le persone marginali che hanno fatto questo tipo di libera scelta. Cos� mi trovo a rappresentare in mezzo a voi forse anche hippy, poeti, gente che sta cercando per vie di ogni genere e non ha una qualsivoglia posizione sociale.(�) (Thomas Merton) Fiumane di canti hanno narrato i tuoi amori, Signore Ma da me avrai appena rudi versi: stanze di versi degni della mia miseria d�origine. Ad altri le pi� scatenate fantasie a celebrare il favoloso corteo: e le lettighe, e i baldacchini, e i prodi cavalieri dalle spade lucenti, e le fanciulle tutte uscite a vedere il trionfale incedere dello Sposo� Ma la madre mia, contadina del mio Friuli, la pi� povera del paese, usava dirmi: Figlio sono cose troppo grandi per noi! (Il cielo non risparmia nessuno, David Maria Turoldo) La persona marginale, il monaco, il profugo, il prigioniero, tutta questa gente vive in presenza della morte, la quale mette in discussione il significato della vita. Ma tutti combattono la morte dentro di s�, cercando qualcosa di pi� profondo della morte; perch� c�� qualcosa di pi� profondo della morte, e il compito del monaco o della persona marginale, della persona meditativa e del poeta � quello di andare al di l� della morte anche in questa vita, di andare al di l� di vita-morte ed essere perci� un testimone della vita. (Thomas Merton) QUANDO SARA� VENUTA�.. Pure allora mi sgorghi dal cuore ferito il canto: come dal costato di Cristo usciva sangue e acqua. Cantare quanto in vita ti abbia inseguito quale la cerva del salmo fiutando sorgenti lontane. Cantare ancora i gemiti che la sera-e le notti! - empivano le vaste solitudini; e il lungo errare per i boschi sempre disperato e illuso. Ora almeno che prossimo sono all�incontro svelami come, pur malato mortalmente di te, abbia potuto essere a Te infedele: tradirti nel mentre stesso che dicevo di amarti! O forse anche il peccato � un gesto folle per cercarti? Pace non c�� per gli amanti Lo sai! (canti ultimi 137-38) INNO ALLA VITA IMMORTALE Ora il mio essere � in fiore; il sangue a fiotti germoglia al bacio di questo primo sole di maggio: ora anche le pietre sono in amore, o Primavera. Iddio come un uccello tiene suo nido fra queste selve: noi siamo piantagioni di carne, maturate nel solco delle case ed Egli canta tra i nostri rami. E noi pure cantiamo: La vita � pianto che ora Trasuda dai nostri rami Gonfi d�allegri sogni Soavi di profondo amore. Smateriate le cose sono In gioiose doglie� (Vivi di noi) Questo richiede fede. Fede vuol dire dubbio, perch�, fede, non � la soppressione del dubbio. � la vittoria sul dubbio, e il dubbio si vince passandoci in mezzo. L�uomo di fede che non ha mai esperimentato il dubbio non � un uomo di fede. Il monaco deve lottare nella profondit� del suo essere con la presenza del dubbio, e passare attraverso quello che alcune religioni chiamano il Grande Dubbio, per andare al di l� di esso e giungere a una servit� di Dio stesso in noi. (Thomas Merton) UNA RISPOSTA MAI Te, mio Signore, volevo: sentirti con i sensi che urlavano di fame, e Tu a non concederti mai! E attendere un segno, almeno un segno nelle lunghe notti desolate�. Fingere l�abbraccio e non averti: chiamarti, e tu sai con quale strazio: ma Tu una risposta, mai! (David Maria Turoldo) MA QUESTO TUO DIO E poi ancora per notti innumeri a chiamarti; ora con grida d�animale ferito ora appena in singulti e pianti, sperduta per tutta la citt�� Dicano altri se vi � pena pi� grande: sapere e non sapere, e credere e non credere� Ormai non sono che voce a chiedere ininterrottamente: Avete visto l�Amore dell�anima mia? Voce di tutti i cercatori: ma questo tuo Dio dov�� La realt� unica e ultima � Dio. Dio vive e abita in noi. Noi non siamo giustificati da alcuna delle nostre azioni, ma siamo chiamati dalla voce di Dio, dalla voce di questo essere ultimo, a passare attraverso l�irrilevanza della nostra vita, accettando e ammettendo nello stesso tempo che la nostra vita � del tutto irrilevante, al fine di trovare significato in lui.(�) La nostra capacit� di amare � limitata. E deve essere completata con la capacit� di essere amati, di accettare l�amore degli altri, di desiderare di essere amati dagli altri, di ammettere la nostra solitudine e di vivere con la nostra solitudine, perch� ognuno � solo. IO NON HO MANI Io non ho mani che mi accarezzino il volto, (duro � l�ufficio di queste parole che non conoscono amori) non so le dolcezze dei vostri abbandoni: ho dovuto essere custode della vostra solitudine; sono salvatore di ore perdute. (io non ho mani) Nella solitudine e nella meditazione, il monaco cerca la sua dimensione di vita. (Thomas Merton, Diario asiatico) SOLA COMPAGNA Io invece ogni giorno incontrato a qualche orlo di piazza, a uno sbocco di strade. Nel gorgo, sempre, a cercare un pane per chi ha fame, a portare lume, nella notte a tutta la citt�. Straniero agli stessi fratelli sola compagna una fede che � mistero a me stesso. OGNI VOCAZIONE E� VOCAZIONE Se sono chiamato alla vita solitaria non vuole dire che nella solitudine soffrir� pi� che altrove: ma soffrir� con maggior frutto. E per il resto vi trover� una gioia pi� grande perch� nel mio sacrificio conoscer� Dio. E l� sar� libero al massimo di lodarlo, anche se pu� darsi che la mia lode sia insignificante e banale, indegna e povera. Sar� la pi� libera, la pi� mia, quella che pi� appartiene a Cristo, sar� la lode che egli cerca da me. (Thomas Merton, Nessun uomo � un�isola) ALLE LAUDI Oh, non vi nascondo mie creature semplici, viti scapigliate, o pomari! Spesso mi vidi su queste curve, sedotto dalle vostre cure, da questa liturgia dolce. Noi siamo terra orante: nostra sorella e nutrice la terra, madre che ci germoglia unitamente alle eterne radici� Alla fine, Signore, chiedevo che ci bastasse un pane cotto con le nostre mani. PIU� NON ABITATE CONVENTI Pi� non abitate conventi di pietra Perch� il cuore non sia di sasso! E anche voi, uomini, non fate Artigli delle vostre mani. Liberi, o monaci, tornate Senza bisaccia, nudi I piedi sull�asfalto. Sia il mondo Il vostro monastero Come un tempo Era l�Europa. Abbattete i reticolati di queste Citt�-lager, Dove ognuno � cintato Dal sospetto perfino del fratello- Di chi sia primo ad uccidere. Una tenda vi basti a riparo Dalle bufere E Dio ritorni Vagabondo A camminare sulle strade, A cantare con voi I salmi del deserto. Vi basti leggere il vostro Nome nel vento E nel cielo azzurro: Mormorato Sotto una palma Nelle pause dei canti. O frate Nessuno Sei l�antica immagine di Cristo Sparpagliato in ogni lembo Di umanit�, vessillo Che ci manca� Pi� la gloria non abita il tempio Da quando del pinnacolo Ha fatto sua stabile dimora Il Tentatore. NOMADI DI DIO Essere veri monaci � difficile, persistere nell�esserlo � addirittura una pazzia secondo il mondo. Ma questi �ubriachi� di Dio, questi �folli� in Cristo (come li chiama la tradizione ortodossa), questi �somigliantissimi� all�Agnello solo e vagante sui pascoli in attesa del suo essere sgozzato, sono esistiti ed esistono: per trovarli e conoscerli occorre possedere un occhio penetrante perch� non sempre portano l�abito monastico, occorre ascoltarli nel loro parlare con bassi toni, a tratti, perch� quasi mai gridano sulle piazze, quasi mai fanno rumore, quasi mai soffiano vento tanto forte da spegnere il lucignolo fumigante. Alcuni sono rintracciabili in luoghi deserti, estenuati da veglie e digiuni, altri invece vivono tra la gente, indossano giacche e camice, s�incontrano con gli uomini e vivono mescolati ad essi, assumendone tutte le lotte. Tutti per� lasciano del tempo all�arte del divino colloquio, all�ascolto della parola di Dio nel Libro o nella creazione, e sanno commuoversi come fanciulli della bellezza; tutti ascoltano i gemiti pi� profondi dell�uomo, tutti contemplano l�uomo nelle sue cadute e nelle sue virt� cercando di diventare esperti in umanit�; tutti tolgono ore al sonno per essere come sentinelle nella notte pronti a rispondere, a chi domanda: �A che punto � la notte?�, gridando: �Non � pi� notte ma non � ancora mattino�. (Enzo Bianchi, presentazione: I nomadi di Dio) |